lunedì 1 luglio 2013

Come navigare con il Wi-fi in aereo? E cosa faremo?



Molte compagnie aeree stanno lavorando sul wi-fi soprattutto quelle con voli a lungo raggio. Si tratta del WiFi a bordo, la possibilità cioè di connettersi a 10mila metri d’altezza e navigare come se fossimo a casa, in ufficio, in giro o in un caffè. Una delle ultime frontiere, quella dell’incomunicabilità, che rendono muta e decisamente opposta ad altri mezzi di trasporto l’esperienza su un jet commerciale. Quando voliamo, non ci siamo per nessuno. Per molti è un aspetto romantico dell’aviazione civile, un po’ come il pasto a bordo (già ferito a morte dai tagli delle low cost) o l’amabilità di hostess e steward, anche quella merce sempre più rara. Per altri, soprattutto i supermanager o i professionisti sempre in giro per lavoro, un inutile spreco di tempo, buono magari per una bella videocall volante. Fatto sta che, se su alcuni vettori l’accesso al web è già disponibile, su altri è dietro l’angolo. Ma siamo sicuri che servirà solo a scaricare e-mail e surfare liberi su Internet?





Navigare in aereo!

Per quanto riguarda la vicinanza e forse una maggiore familiarità per i passeggeri italiani, c’è Air France-Klm: dall' aprile scorso si naviga in Wi Fi sui velivoli di entrambe le compagnie. Questa  sperimentazione, è partita su due Boeing 777-300. Durerà nove mesi: l’obiettivo è quello di utilizzare come punto d’accesso a tariffa forfettaria (si paga con carta di credito) un portale obbligato. Seguirà nel corso dell’estate la giapponese All Nippon Airways, che offrirà il suo servizio Internet On Air sui suoi straordinari Boeing 777-300ER e sui 767-300ER. Ad anticipare tutti è stata però la tedesca Lufthansa, che dalla fine del 2011 offre connettività a banda larga sui suoi voli intercontinentali grazie a FlyNet. Prezzo: 10,95 euro o 3.500 miglia all’ora oppure di 19,95 euro o 7.000 miglia al giorno. Sempre nel 2011 era già partita Singapore Airlines. Ancora, fra chi ha già avviato le operazioni di navigazione in crociera c’è la Emirates, il colosso di Dubai, che ha reso disponibile la sua AeroMobile sui 21 A380 della flotta. E se anche Etihad sta puntando a mettersi al passo grazie all’accordo firmato con la Panasonic Global Communication Suite, riferimento tecnologico del settore, da quest’anno seguirà anche l’americana Delta Air Lines mentre British è già partita con l’accesso alla Rete per i voli intercontinentali. Da Alitalia, purtroppo, nessuna novità alle porte.

In poche parole, a cosa servirà davvero la tanto agognata connessione WiFi? A sollevare il dibattito, un puntuto articolo del New York Times firmato da Joe Sharkey: “Nonostante la rapida espansione del WiFi sugli aerei – ha scritto il giornalista statunitense – nessuno ha ancora individuato un modo conveniente di coprire i costi degli impianti col solo, scarso ritorno generato dal limitato numero di passeggeri che sono disposti a pagare per accedere alla Rete”. Insomma, il rischio – anzi, la quasi sicurezza – è che l’accesso a Internet servirà più alle compagnie, per venderci qualunque cosa in quel mercato chiuso in cui tengono il coltello dalla parte del manico che è la cabina dell’aereo, piuttosto che come mero servizio a pagamento. A confermarlo anche uno studio confezionato dalla Allegiant System, una compagnia di sviluppo tecnologico specializzata nel comparto aeronautico che ha da poco messo a punto un’app, battezzata FlyDesk, in grado di gestire in tempo reale le vendite di cibo e bevande in volo. L’azienda pensa che questa e altri tipi di applicazioni, grazie alla presenza della Rete a bordo, si evolveranno verso gli usi più differenti. Gli assistenti di volo, insomma, dalla raccolta delle lattine usate e dei nostri pasti smozzicati potrebbero presto trasformarsi in commessi 2.0.

“Il bisogno di accesso a Internet everywhere e anytime (ovvero sempre, ndR) forza anche le compagnie aeree ad assecondare tali aspettative espresse sempre più dai loro passeggeri – dice Enrico Valdani, direttore del dipartimento Marketing dell’università Bocconi – i clienti non sono tutti eguali, come si usa dire, ma molti di loro, pensi alla clientela business, a quella asiatica, ai nativi digitali, richiedono ed esprimono sorpresa e disappunto all’idea di non potersi connettere anche a 35mila piedi di altezza. Tali servizi possono rappresentare delle opportunità anche per incrementare i ricavi delle stesse compagnie, depressi dai tagli delle tariffe spesso offerti per difendere le loro quote di mercato”. In effetti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per quanto riguarda le offerte in volo si va dall’intrattenimento premium all’infinita gamma di leccornie fino a servizi personalizzati per passeggeri di prima classe. Ma la scommessa sembra più che altro anticipare a quando si è ancora in quota l’organizzazione del soggiorno o della vacanza: prenotazioni in hotel, sport, biglietti per concerti, posti al ristorante o al teatro. Tutte operazioni sulle quali i vettori internazionali potranno mettere il turbo, cercando di accaparrarsi ricche commissioni su ogni transazione e quindi puntare ad alzare la redditività di ogni singolo passeggero. Arrivato magari a bordo grazie a un’offerta ma spinto a spendere e rendere di più tramite questa sorta di e-commerce fra le nuvole.
“Le nuove app – conclude Valdani – possono favorire il conseguimento di maggior efficienza, facilitando i passeggeri ad accedere autonomamente a molti servizi: prenotare e scegliere il menù, ordinare altri servizi, accedere al duty free shop e così via. La domanda più semplice che possiamo porci è comunque la solita: possiamo oggi negare ai nostri clienti l’accesso Wi-Fi nei luoghi, anche i più complicati, dove abitano o che frequentano?”


Nessun commento:

Posta un commento